"In area di rigore bisogna marcare a uomo!"
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  • Immagine del redattoreMondo Calcistico

"In area di rigore bisogna marcare a uomo!"


É una battaglia effettuata, generalmente, da chi ha visto un altro calcio, anni fa, e non si è ancora adattato a quello moderno. Ma è davvero tutto giusto?


Si parla di difensori che non sanno più marcare. Quando si dicono queste cose, generalmente, bisognerebbe innanzitutto fare la solita premessa: É colpa dei calciatori di nuova generazione o di chi non sa insegnarlo?

Dobbiamo davvero pensare che i "giovani di oggi" siano stupidi o scarsi? Gli allenatori sanno insegnarlo? Fatta questa premessa bisogna anche considerare un'altra questione: C'è la volontà nell'insegnare questo fondamentale? Il calcio di oggi chiede questo? Insomma, se prima c'erano tanti difensori che sapevano farlo è perché il calcio richiedeva che lo facessero costantemente. Quindi, anche se il calciatore non riceveva i giusti insegnamenti, era costretto a farlo, a ripeterlo più volte, a fare esperienza e a capire come approcciarsi. Ora tutto questo non c'è.


Ma come mai nel calcio attuale, votato costantemente ai duelli, agli 1vs1, non si vedono le marcature rigide di un tempo?

Tutto questo è sbagliato?

Quali sono le squadre italiane che cercano costantemente gli 1vs1 in tutto il campo? Ormai conosciamo molto bene Gian Piero Gasperini, stiamo conoscendo sempre più il suo "alunno" Ivan Juric, abbiamo conosciuto e stiamo conoscendo l'Hellas Verona di Di Francesco e Tudor (che hanno voluto seguire il percorso di Juric, l'ex allenatore).


Eppure...


Calcio d'angolo a sfavore per l'Atalanta.

La difesa è mista.

Ci sono dei calciatori che difendono una zona, ci sono dei calciatori che vanno a marcare un avversario.


Stessa questione, ma con delle modifiche evidenti, nell'Hellas Verona di Juric:

In questo caso solo due calciatori in marcatura, il resto della squadra difende la propria zona di competenza.

Ma come? Due squadre che hanno il loro stile consolidato e riconoscibile negli 1vs1 che hanno bisogno di marcare a zona nella parte più pericolosa del campo, la propria area di rigore?


E questo lo si può vedere anche in un calcio di punizione qualsiasi.

Questa è una situazione che può essere simile a quella di un calcio di punizione.


Ci sono regole diverse come il fuorigioco che se nel calcio d'angolo non esiste, in questo calcio di punizione esiste. Ci sono traiettorie diverse da leggere per il portiere. Si può stare più attenti in questa situazione che in un calcio d'angolo per un eventuale tiro. Se nel primo caso ci può essere un uomo a proteggere il palo, nel secondo caso c'è un uomo sulla traiettoria.


Al centro, però, si ragiona ancora sulla zona da coprire.

Ma cosa succede quando un difensore marca in modo stretto un attaccante? Ho voluto prendere come esempio questa azione:

Higuain e Ariaudo stanno avendo un confronto fisico. Ad un calciatore come Higuain, in situazioni del genere, non sempre conviene avere il contatto con il difensore. Non parliamo di un calciatore alto 195 centimetri che può anche "fare a botte", parliamo di un attaccante fortissimo nel trovare gli spazi con i tempi giusti, ancor più quando si stacca dal difensore.


E infatti è proprio quello che l'attaccante argentino fa:

Higuain ritorna indietro, si stacca da Ariaudo che, però, lo ricerca sia con la mano che con lo sguardo.

Ed è proprio quando Ariaudo ricerca il contatto che Higuain riesce a smarcarsi:

Contromovimento di Higuain che corre alle spalle del difensore. Ariaudo, però, deve anche preoccuparsi del pallone.


Il tutto finisce così:

Gol di Higuain con Ariaudo che cerca di rincorrere.


Questo è successo con Higuain, un attaccante fenomenale, ma può succedere con tutti quegli attaccanti che hanno la giusta velocità in spazi ridotti e che, soprattutto, sanno farsi trovare negli spazi con i tempi giusti. In questo caso Hamsik ha messo in mezzo un bellissimo cross riuscendo a trovare l'intesa con il compagno.


Se Ariaudo avesse cercato maggiormente il controllo della sua zona, quel gol si sarebbe potuto evitare (ma si sarebbe potuta creare l'occasione anche per altre situazioni che potevano portare al gol comunque).


Proprio per questo bisogna ribadire a chiare lettere che non esiste un modo unico e infallibile per marcare. Si subisce gol anche con marcature ben più asfissianti di questa, per esempio.


Ad ora, però, si tende a proteggere la zona.

Ritorniamo all'Atalanta. L'abbiamo vista difendere a zona nei calci piazzati, ma con azioni dinamiche?

Djimsiti, de Roon, Demiral e Palomino difendono a zona dentro l'area di rigore.


E non c'è l'interesse nel rimanere attaccati agli attaccanti:

Maleh e Piatek (soprattutto), non hanno contatti fisici con i difendenti dell'Atalanta.


Ancora una volta possiamo vedere come una squadra che cerca il duello in tutto il campo, lo eviti proprio nella propria area, la zona del campo in cui bisogna stare ancora più attenti a difendere.

Ovviamente se, però, l'attaccante arriva nella propria zona di competenza, il contatto ci può assolutamente essere:

In questo caso, ad esempio, vediamo Maleh si avvicina a Djimsiti che lo tocca ed effettua il proprio marcamento.


Ma c'è un attaccante che non viene marcato:

Piatek prende il tempo, effettua il proprio "terzo tempo" e va a saltare colpendo il pallone battendo sul tempo e nello spazio Palomino.

Un difensore, attualmente il miglior italiano in questo fondamentale, ha sempre parlato di come gli piaccia marcare, sentire il contatto con l'attaccante.

Lui è Giorgio Chiellini.


Eppure anche lui si è dovuto "adattare" in parte al calcio di oggi, ovviamente mettendo in mostra le sue qualità.


Inizialmente Chiellini guarda Dzeko ma difende la propria zona di competenza.


Successivamente, però, l'attaccante dell'Inter entra nella sua zona di competenza:

Da qui in poi ecco che c'è il contatto fisico tra i due.

Ciò che bisogna chiarire a più riprese riguarda il fatto che chi sta difendendo la propria zona ha come principale compito quello di andare verso la palla quando entra nel proprio raggio d'azione. Si pensa che chi sta difendendo la zona debba stare fermo, statico e in attesa che il pallone gli sbatta addosso ma non è così.

Il difendente deve stare costantemente reattivo, dinamico e pronto ad attaccare il pallone.

E quando questo non avviene, probabilmente, si subisce il gol e la frase "bisogna marcare a uomo".


Un'altra questione importante riguarda il fatto che chi sta difendendo in area di rigore si deve mettere nelle condizioni di non correre verso dietro (che sia con corsa all'indietro o più laterale) perché risulterebbe in evidente difficoltà in favore dell'attaccante che corre dritto verso la porta, quindi con una velocità maggiore.


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