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La differenza tra schemi e principi


L'eterna lotta tra chi vuole gli schemi e chi vuole agire per principi non deve avere un vincitore o un perdente.


Una lotta che, tra le altre cose, nemmeno si sentiva il bisogno di avere. Tutto è culminato nella lotta tra la Juventus di Allegri e il Napoli di Sarri per vincere lo scudetto. Da un lato la Juventus di Allegri che era capace di cambiare formazione in praticamente tutte le partite, dall'altra il Napoli di Sarri che cercava di mantenere sempre lo stesso 11 iniziale.

Da un lato la Juventus di Allegri che cercava di agire per principi, dall'altra il Napoli di Sarri che cercava di far giocare a memoria la propria squadra.

Da un lato la Juventus di Allegri che cercava di valorizzare il singolo per il collettivo, dall'altra il Napoli di Sarri che cercava di valorizzare il singolo nel collettivo.

In queste ed altre differenze che si potevano notare tra quelle due squadre non ci si doveva soffermare sul "ha ragione Allegri" o "ha ragione Sarri", ancora meno sul "ha torto Allegri" o "ha torto Sarri". Certo, nel lato più cinico possibile la vittoria era ed è la questione più importante e, quindi, bisognava semplicemente portare a casa il risultato della singola partita e della stagione intera. Ma la vittoria non può essere raggiunta con un solo modo di vedere calcio (anche perché altrimenti tutti cercherebbero quel calcio ed il vincitore è solo uno) ed è per questo che bisogna semplicemente cercare di capire non solo cosa gli allenatori cercano di portare ma anche quello che i calciatori riescono ad eseguire. In poche parole, cerchiamo di parlare in maniera più soggettiva e meno in maniera oggettiva. Di oggettivo c'è solo il risultato finale che, ripeto, non può essere raggiunto solo in un modo. Parliamo, quindi, di come "mi piace come gioca la squadra X dell'allenatore Y" o "non mi piace come gioca la squadra X dell'allenatore Y". Tornando alla questione legata agli schemi e ai principi, ora farò degli esempi concreti con allenatori e squadre della Serie A, attuale e no.

Prima di tutto, però, bisogna capire cosa siano gli schemi e cosa siano i principi.

GLI SCHEMI

Gli schemi vengono creati, organizzati, studiati e proposti principalmente a tavolino, quindi in maniera premeditata. Lo schema deve essere rigido, non deve avere improvvisazione e ha l'assoluta necessità di essere imparato a memoria da tutti gli interpreti.

Di conseguenza io allenatore (con il mio staff) creo degli schemi in cui il difensore centrale deve sempre e solo passarla o al difensore esterno o all'attaccante centrale. Il difensore centrale in allenamento effettuerà sempre questi passaggi per poi essere costantemente ripetuti in partita. Il difensore esterno e l'attaccante centrale devono sapere assolutamente che il pallone sta per arrivargli e devono, di conseguenza, organizzarsi per la ricezione (tramite smarcamento o duello fisico come può valere per un attaccante). A furia di ripetere sempre queste giocate vediamo come il difensore centrale impari ad effettuare questi passaggi e il difensore esterno e l'attaccante centrale a smarcarsi e a controllare il pallone. Se nello schema organizzato dall'allenatore, il difensore centrale passa il pallone al centrocampista centrale, scatta l'errore, scatta un qualcosa che non si è provato e si cerca subito di ritornare dentro lo schema. Molti calciatori "nuovi" arrivati in squadre con allenatori che lavorano per schemi hanno, infatti, bisogno di avere quel periodo di ambientamento per imparare bene tutto a memoria.

I PRINCIPI

Nei principi l'allenatore non impone le giocate da fare. I principi sono delle linee guida generali da rispettare con giocate da poter fare e giocate da evitare e questo è rivolto non solo al singolo calciatore ma anche ad un reparto o all'intera squadra. Io allenatore, quindi, voglio che si cerchi di evitare il meno possibile il cross? Predispongo gli allenamenti e le esercitazioni cercando di farli evitare. Un calciatore prova comunque il cross? Se la giocata poteva essere considerata buona va bene, se però il calciatore crossa perché non sa cosa fare arriva l'errore, arriva la questione da sistemare. La base fondamentale dei principi riguarda il fatto che i calciatori debbano sempre sapere cosa fare ma abbiano comunque la libertà di scelta nella giocata.


Di base negli schemi io so sempre che devo passarla a destra (per fare un esempio) perché questo è studiato a tavolino. Nei principi, invece, io so che posso passarla a destra ma non è un obbligo.

Non bisogna, però, cercare di esasperare i concetti. Non sempre "schema" significa "svalorizzare i calciatori" e non sempre "principi" significa "improvvisazione".


Come in tutte le cose, ci sono calciatori che sono a loro agio negli schemi e calciatori che non hanno la minima intenzione di impararne. Il valore assoluto del calciatore non c'entra niente, sia chiaro.

E ora arrivano gli esempi più conosciuti.


ANTONIO CONTE - MOLTI SCHEMI


Antonio Conte è uno degli allenatori più "schematici" italiani, apice raggiunto proprio all'Inter in cui l'allenatore ha avuto a disposizione dei calciatori molto predisposti nell'imparare gli schemi e poco predisposti nella ricerca della "improvvisazione". Lo stesso esempio lo possiamo trovare nell'Italia di Conte. Perché quest'ultima Nazionale è riuscita ad essere subito devastante? Principalmente perché Conte selezionava i calciatori più adatti alla mentalità da "schema" tra cui alcuni già avuti alla Juventus (Giaccherini l'emblema perfetto). In tanti si lamentavano della coppia "Eder - Pellé" ma questo duo è riuscito a scalzare una coppia che stava prendendo piede proprio con Conte "Zaza - Immobile". Il motivo non sta nei gol realizzati o sbagliati ma nella disponibilità e nell'efficacia data e capita dal CT.

Vi do, infatti, la lista dei convocati: Portieri: Buffon (Juve), Marchetti (Lazio), Sirigu (Psg); Difensori: Barzagli (Juve), Bonucci (Juve), Chiellini (Juve), Darmian (Manchester United), De Sciglio (Milan), Ogbonna (West Ham). Centrocampisti: Bernardeschi (Fiorentina), Candreva (Lazio), De Rossi (Roma), El Shaarawy (Roma), Florenzi (Roma), Giaccherini (Bologna), Sturaro (Juventus), Thiago Motta (Psg), Parolo (Lazio). Attaccanti: Eder (Inter), Immobile (Torino), Insigne (Napoli), Pellè (Southampton), Zaza (Juve). Tra questi vediamo calciatori che sanno stare all'interno degli schemi e che hanno poca predisposizione alla "improvvisazione" (questione dettata anche da un periodo difficile nel trovare calciatori italiani del genere).

Insigne, Bernardeschi ed El Shaarawy sono i calciatori che più sanno "improvvisare" nella rosa. Eppure questi tre sanno stare in un modello di gioco schematico (come dimostrato in carriera, chi più e chi meno). Parliamo, infatti, di tre calciatori che per più motivi hanno giocato pochissimo in quell'Europeo: - Bernardeschi, 60 minuti (tutti contro l'Irlanda nell'ultima partita del girone) - El Shaarawy, 8 minuti (stessa cosa di Bernardeschi) - Insigne, 36 minuti (subentrante nella partita contro Irlanda, Spagna e Germania)


Gli unici calciatori che potevano uscire dagli schemi hanno giocato complessivamente 104 minuti 5 partite totali. Certo, per alcuni l'1-3-5-2 non era il sistema di gioco perfetto per esprimere le proprie potenzialità, ma ciò non cambia sul pensiero dell'ex CT dell'Italia che vuole calciatori pronti e adatti alla sua filosofia di gioco.


Analogie sull'Inter e sull'Italia di Conte? Assolutamente sì e non solo sul sistema di gioco (1-3-5-2) o su qualche calciatore con caratteristiche simili.


Nell'Inter chi poteva dare una "scossa" di imprevedibilità?

Faccio tre nomi: Sanchez, Sensi ed Eriksen. Il primo è arrivato all'Inter in una situazione personale particolare. Non era più il Sanchez che cercava tanti dribbling, che magari perdeva energie preziose pur di fare la giocata bellissima. Non era il Sanchez di Udine o di Barcellona. Il secondo, invece, nonostante sapesse dare imprevedibilità era comunque un calciatore che sapeva e che sa rispettare i dettami della squadra. Essendo un calciatore con caratteristiche da regista, può comunque controllare il gioco.

Se Eriksen ha inizialmente sofferto non è un caso. Il fatto di voler essere un po' anarchico, il fatto di non avere la giusta predisposizione nel voler imparare degli schemi premeditati e il fatto di non capire bene la lingua (come detto da Conte) ha inevitabilmente condizionato il suo rendimento. E Lautaro Martinez e Lukaku? Principalmente i due attaccanti avevano leggermente più libertà rispetto al resto della squadra ma anche loro si muovevano praticamente in automatico e praticamente a memoria, ancor più nel secondo anno. Il tutto era più evidente se consideriamo il fatto che dovevano principalmente segnare.

Calciatori valorizzati: Vidal, Lichtsteiner, Giaccherini, Bonucci, Marcos Alonso, Moses, Barella, Lukaku tra i tanti.

MAURIZIO SARRI - SCHEMI E PRINCIPI


Un altro allenatore poco capito è proprio uno degli allenatori che è stato preso come modello del "calcio offensivo", del "bel gioco" e del calcio schematico. A rispondere a tutto ciò, però, ci pensa l'allenatore stesso: "Io organizzo la squadra in 70 metri ma negli ultimi 30 si gioca su principi, lasciando libertà."

Sì, Sarri agisce per schemi e i calciatori del suo Napoli hanno avuto modo di crescere tantissimo venendo valorizzati nel collettivo. Allo stesso tempo, però, come si può pensare che due calciatori come Higuain e Mertens venissero "ingabbiati" negli schemi? Loro due erano i terminali offensivi di un calcio schematico che agiva dalle retrovie e che veniva "distrutto" vicino all'area di rigore. Tanti dei loro gol arrivano su giocate personali, bellissime, non su un qualcosa studiato a tavolino.

La giocata collettiva più schematica effettuata negli ultimi metri è stata senza dubbio il classico passaggio di Insigne per l'inserimento sul filo del fuorigioco di Callejon.


La lotta creata tra Sarri e Allegri, quindi, non tiene in considerazione le parole e il pensiero di Sarri che cerca di dare più libertà negli ultimi metri ai propri calciatori. Nella sua Lazio, ad esempio, possiamo comunque notare Pedro e Felipe Anderson che vanno fuori dagli schemi tra dribbling o giocate personali.

La differenza è che nel Napoli di Sarri vedevamo Callejon che sa giocare bene senza palla (con i movimenti) mentre magari Felipe Anderson si attiva proprio quando ce l'ha. Quindi caratteristiche diverse e quindi solito discorso che l'allenatore della Lazio effettua ogni volta che cambia squadra "quel Napoli non è replicabile".


Quel Napoli, infatti, giocava letteralmente a memoria e per le riserve risultava complicato inserirsi in una macchina che viaggiava in quel modo.

Ed ecco perché tanti calciatori del Napoli, con Sarri, riuscivano a rendere bene. Il merito, ovviamente, era dell'allenatore per averli messi in un modello di gioco adatto alle loro caratteristiche ma anche degli stessi calciatori che eseguivano e, soprattutto, rendevano.


Calciatori valorizzati: Valdifiori, Saponara, Higuain (crescita completa), Mertens, Insigne, Jorginho, Allan, Ghoulam tra i tanti.

MASSIMILIANO ALLEGRI - PRINCIPI


Perché nel suo primo anno di Juventus, l'attuale allenatore bianconero ha faticato un pochino? Questioni mentali a parte su Conte, la squadra si è ritrovata dal dover recitare un copione quasi a memoria all'avere più libertà in varie situazioni di gioco. "Libertà" non "improvvisazione". Allegri ha cercato di dare continuità al lavoro di Conte e, piano piano, cercava di inserire il suo pensiero per poi raggiungere il culmine con il cambio di sistema di gioco (1-4-3-1-2).


Allegri lavora molto nella tattica individuale cercando di far risaltare il singolo che dovrà, poi, valorizzare il collettivo. Quante volte, infatti, lo abbiamo sentito parlare di migliorare a livello tecnico, di migliorare nell'occupazione degli spazi e negli smarcamenti? In poche parole se il singolo si comporta bene, anche il collettivo riesce a giocare bene. Chi dice che Allegri non dia un'impronta offensiva alla propria squadra non ha letteralmente capito niente del calcio e di Allegri.

Per l'allenatore della Juventus è molto importante che i propri calciatori si mettano a fare quello che sanno fare. E qui parte proprio la valorizzazione del singolo. Non c'è una volontà da parte di Allegri nel cercare di far fare qualcosa che un calciatore non sa fare ma una volontà di cercare di far esprimere il meglio dallo stesso, anche se questo "meglio" non è ancora stato mostrato. Sono tanti, infatti, gli esempi di "cambio ruolo" adoperati da Allegri e tanti gli esempi di calciatori che hanno svoltato la propria carriera spostandosi di posizione.


Dalla valorizzazione del singolo parte anche la valorizzazione del collettivo.

C'è un attaccante che sa correre bene la profondità? Allegri farà sì che la squadra si possa adoperare per concedere la profondità all'attaccante. C'è un centrocampista che sa muoversi bene senza palla? Allegri farà si che la squadra possa creargli degli spazi per permettere a questo centrocampista di smarcarsi.

C'è un difensore esterno che ha caratteristiche più difensive? Allegri lo sfrutterà per dare più risalto all'attaccante che gioca sulla sua fascia.


In poche parole i calciatori imparano a conoscersi a vicenda. Questo risulta facile quando l'allenatore vuole cambiare sistemi di gioco. Allegri, infatti, può usare la difesa a 4 o a 5, può usare un centrocampo a 2 o a 3, può giocare con una punta o con due. Non si verificano problemi da parte dei calciatori nel capire cosa debbano o non debbano fare: devono fare quello che sanno fare e devono agire anche in base al proprio compagno, che sia di reparto o che sia di un altro reparto.


Calciatori valorizzati: Cossu, El Shaarawy, Niang, Boateng, Pogba, Dybala, Bernardeschi, Morata tra i tanti.

In questo articolo ho proposto tre allenatori che hanno questi pensieri calcistici. Tre allenatori diversi, tre allenatori vincenti, tre allenatori che hanno valorizzato tanti calciatori. Chi ha ragione tra i tre? Sono arrivati a quei livelli (Sarri con molta più gavetta) e hanno vinto, come si fa a dar loro torto? Ci sono tanti altri allenatori che possono entrare nella categoria "schemi", nella categoria "schemi e principi" o nella categoria "principi". La questione più importante deve risultare, però, la comprensione del singolo e del gruppo. Ingabbiare negli schemi un calciatore che vuole avere libertà non può essere la soluzione. Recentemente Tudor ha detto: "Questo modo di allenarsi è difficile da proporre in una grande squadra, ma si potrebbe fare una via di mezzo, con la voglia di andare avanti ma più a zona. Questa è una cosa un po' 'malata', in senso buono: non lo puoi proporre a uno come Ronaldo. Penso che nel calcio non si debba rinunciare a niente, bisogna lavorare su entrambe le fasi." Insomma, se Cristiano Ronaldo giocasse nell'Hellas Verona di Tudor, lo stesso allenatore avrebbe difficoltà nel proporre questo calcio.

Sempre per rimanere in tema "Cristiano Ronaldo", Zidane è riuscito a vincere così tante Champions League proprio mettendo i calciatori del Real Madrid nelle condizioni di poter essere i più liberi possibili. Anche perché come si fa ad ingabbiare calciatori come Ronaldo, Isco, Bale, Kroos ecc e ad arrabbiarti se segnano in un modo che non avevi premeditato? Non esistono, quindi, allenatori o calciatori sbagliati. Ogni modo di vedere il calcio può arricchire calciatori e club. Bisogna semplicemente evitare frasi come "si vince solo così".


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